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L’esercizio fisico e lo stile di vita nella medicina della cronicità

L’esercizio fisico e lo stile di vita nella medicina della cronicità

Custodero, C. Sabbà
U.O.C. di Medicina Interna e Geriatria “C. Frugoni”
Università degli studi di Bari “A. Moro”

La medicina del terzo millennio è sempre più una medicina della cronicità. Infatti l’invecchiamento della popolazione generale, la crescente prevalenza di malattie croniche e la sempre più frequente medicalizzazione dei pazienti, con effetti come la poliprescrizione e la polifarmacoterapia, sono alcuni degli aspetti caratteristici del contesto in cui operano oggi gli operatori sanitari. Secondo le stime del Global Burden of Diseases (GBD) promosso dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, le malattie croniche rappresentano circa la metà delle malattie totali e sono la principale causa di morbidità, disabilità e mortalità (1). Circa i tre quarti della spesa sanitaria copre soggetti con patologie croniche. Queste cifre sono destinate ad aumentare drammaticamente nei prossimi anni, dato l’inesorabile invecchiamento della popolazione. Basti pensare che circa il 65% delle persone tra 65 e 84 anni ha almeno due patologie croniche concomitanti e che tale prevalenza sale addirittura all’80% negli over-ottantacinquenni (2).

Sin dalle origini della medicina moderna, è stato ipotizzato che uno stile di vita sano sia di fondamentale importanza nella prevenzione delle malattie. Tuttavia, quasi inconsciamente, la classe medica ha, sempre più, relegato gli interventi incentrati sulla correzione degli stili di vita ad un ruolo subalterno rispetto alle terapie farmacologiche, soprattutto nell’anziano. Meno di un terzo degli anziani svolge una regolare attività fisica e le modifiche dello stile di vita non sono raccomandate di routine negli anziani. In particolare un recente report dallo studio National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES), ha evidenziato che negli Stati Uniti, che solo il 15,7% dei soggetti anziani privi di malattie croniche, riceveva consigli sull’attività fisica, rappresentando sostanzialmente un’occasione mancata in termini di prevenzione (3).

Le moderne tecnologie permettono oggi una quantificazione sempre più precisa dell’attività fisica superando un gap nella ricerca scientifica in questo campo, legato alla scarsa attendibilità dei dati auto-riportati dal paziente. Recentemente, Ekelund et al. hanno condotto una metanalisi per esaminare il rischio di mortalità associato alla sedentarietà e a differenti livelli di attività fisica obiettivamente misurati attraverso sensori di movimento. I ricercatori hanno incluso otto studi per un totale di 36.383 soggetti adulti-anziani con un’età media di 62,6 anni e seguiti mediamente per circa 7 anni. È emerso che indipendentemente dall’intensità (leggera o moderata-vigorosa), il volume totale di attività fisica è associato ad una significativa riduzione della mortalità. In particolare la massima riduzione del rischio si è osservata per un’attività leggera (ad esempio camminare) di almeno 6 ore/die o un’attività da moderata a vigorosa (es. attività sportive, giardinaggio, lavori domestici, salire le scale) di almeno 24 minuti/die. Al contrario il rischio di mortalità aumenta all’aumentare della sedentarietà con un significativo incremento del rischio al di sopra di 9,5 ore di sedentarietà (4).

D’altra parte numerosi trials clinici hanno dimostrato che nell’anziano programmi di esercizio fisico multicomponente (attività aerobica, rafforzamento muscolare, esercizi di equilibrio) garantiscono effetti positivi sul benessere psico-fisico, sulle funzioni cognitive, sulla prevenzione cardiovascolare, sul rischio di cadute, sul dolore e sul miglioramento della qualità della vita (5).

In particolare lo studio LIFE, ad oggi il più grande studio d’intervento sull’esercizio fisico nell’anziano, ha evidenziato che un programma strutturato di attività fisica, quindi la prescrizione sistematica dell’esercizio fisico, è in grado di ridurre significativamente l’incidenza della disabilità motoria rispetto alla semplice somministrazione di consigli salutistici (6).

Questi risultati supportano quelle che sono le attuali raccomandazioni, secondo cui nell’anziano, una riduzione della sedentarietà e l’incremento anche in minime quantità dell’attività fisica, di qualsiasi intensità, devono essere obiettivi prioritari da perseguire nell’ottica di una riduzione del rischio di sviluppare nuove malattie croniche, ridurre il rischio di progressione di quelle già presenti e migliorare in generale la qualità della vita (7).

Ciò dovrebbe sempre di più sensibilizzare politiche sanitarie rivolte alla prevenzione delle patologie croniche e, in primis, la classe medica a riscoprire il proprio ruolo nella prescrizione di un corretto stile di vita non ricadendo in logiche ageistiche anche per quanto riguarda la sedentarietà e l’attività fisica.


a cura Prof. Carlo Sabbà

Referenze

  1. GBD 2015 Disease and Injury Incidence and Prevalence Collaborators. Global, regional, and national incidence, prevalence, and years lived with disability for 310 diseases and injuries, 1990-2015: a systematic analysis for the Global Burden of Disease Study 2015. 2016 Oct 8;388(10053):1545-1602.

  2. Barnett K, Mercer SW, Norbury M, et al. Epidemiology of multimorbidity and implications for health care, research, and medical education: a cross-sectional study. Lancet 2012; 380: 37–43.

  3. Haider S, Grabovac I, Smith L, et al. Health Care Providers’ Advice on Lifestyle Modification for Older Adults. J Am Med Dir Assoc.2019 Sep 16. pii: S1525-8610(19)30579-1.

  4. Ekelund U,  Tarp J,  Steene-Johannessen J, et al. Dose-response associations between accelerometry measured physical activity and sedentary time and all cause mortality: systematic review and harmonised meta-analysis. 2019 Aug 21;366:l4570.

  5. Mora JC, Valencia WM. Exercise and Older Adults. Clin Geriatr Med. 2018 Feb;34(1):145-162.

  6. Pahor M, Guralnik JM, Ambrosius WT, et al. Effect of structured physical activity on prevention of major mobility disability in older adults: the LIFE study randomized clinical trial. 2014 Jun 18;311(23):2387-96.

  7. Piercy KL, Troiano RP, Ballard RM, et al. The Physical Activity Guidelines for Americans. 2018 Nov 20;320(19):2020-2028.

5 Novembre 2019 | L'Opinione degli Esperti

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